Dall’altra parte (ode a Casa Parma)

Un ringraziamento speciale ai mitici volontari di Casa Parma da parte di Emanuele Laghi che, essendo stato per una volta uno di loro in occasione del 4° Rugby Parma Day, ha voluto descrivere cosa vuol dire stare dall’altra parte.

Diversi giorni prima della festa finale della nostra società giunge via mail un’accorata richiesta da parte di Casa Parma per dare una mano all’organizzazione.

La metto in un cassetto e per un po’ me ne dimentico, poi preso da una sorta di rimorso di coscienza, mi dico, almeno per una volta dai il tuo supporto a quei ragazzi, così decido di dare la mia disponibilità.

Sono le prime ore del pomeriggio ed il nostro piazzale, nonostante tutti i gazebo siano stati perfettamente già allestiti, appare un po’ sonnecchiare, giungo a Casa Parma e m’invitano subito a passare dall’altra parte.

Mi guardo un po’ attorno e mi sembra di essere entrato in una trincea della prima guerra mondiale, al posto di obici, fucili e baionette, mi si presentano in assetto di guerra perfettamente allineate: tre piastre a gas da almeno due metri l’una, due enormi friggitrici, un numero inusitato di fornelli pronti a cuocere libagioni per un’armata.

Mi sento un pesce fuor d’acqua, mi dicono che sarò destinato alle cipolle quando sarà il momento giusto, obbedisco come un soldato alle prime armi, non so se piangere o ridere, opto per la seconda anche perché il clima e gli sfottò fra questi “matti”, non saprei come definirli altrimenti, mi fanno subito ridere di gusto.

Così senza rendermene conto inizio a tagliare centinaia di panini come se fossero gnocchetti, sotto l’ala protettrice di Pigorini, che di mestiere in verità fa l’idraulico, ma come taglia i panini lui non c’è nessuno.

All’urlo: Remo! Remo! Remo! mi volto e lo vedo intento a far soffriggere scalogno e burro come se fosse un affermato chef, la padella ha dimensioni tali per cui potrei starci rannicchiato io, incantato mi avvicino in punta di piedi, domando se posso essere d’aiuto e Remo mi prende subito come suo sguattero, tengo in mano il pattume e  vado a scolare l’acqua ai piselli, poi vede che ho volontà così mi descrive per filo e per segno che quelle saranno le prime cento porzioni di tortellini panna prosciutto e piselli, si vede che gli sto simpatico, così mi lascia saltare il sugo nella padella, godo come un bambino piccolo.

Insomma sono passati si è no trenta minuti e questi ragazzi sono riusciti a trasmettermi la sensazione di essere in una legione straniera, come nel deserto dei tartari, dovremo fare tutto alla perfezione per reggere l’ONDA, è la parola magica a cui tutti noi rispondiamo ipnotizzati, come il cobra con il pifferaio indiano.

Ragazzi occhio all’ONDA, vai di salsiccia, non so quanti sacchi di salamelle vengono porzionati e avviati alle piastre, è una macchina da guerra quella in cui vengo coinvolto, perché anch’io, come le sirene per Ulisse, vengo attirato dall’ONDA.

Il caldo infernale può essere solo mitigato dall’andare e venire di Drago alla spillatura della birra, malelingue dicono che quello che ci porta sia solo una minima parte di quello che beve, guardiamo intimoriti se i fusti basteranno o se qualcuno di noi inizierà a stramazzare a terra prima ancora che arrivi l’ONDA.

Le piastre non funzionano tutte alla perfezione, ma la squadra non si scompone, quella che dà meno calore viene subito riconvertita per la caramellatura della cipolla, che si rivelerà poi il salto di qualità dei panini.

Fra fumi di ogni tipo, non solo quelli delle salsicce arrostite,  è Bassi che cerca di darci il colpo di grazia con i suoi ripetuti tanfi d’aceto per la pulitura delle griglie, Monica è il primo a pagarne le conseguenze, scorgo nel suo sguardo l’interrogativo: “Lo ammazzo o gli nascondo l’aceto?”, un insperato momento di autentica lucidità, fortunatamente, lo fa optare per la seconda.

Arrivano i primi avventori e non ci facciamo trovare impreparati, puzzo come una capra di un odore misto cipolla e salsiccia, non me la sento quindi di andare in prima linea alla vendita. Mi giunge alle narici un profumo incantevole di rosmarino e aglio, con le gambe non proprio solide dall’avere alzato un po’ il gomito in compagnia, mi dirigo verso l’ala della frittura, non ci posso credere, Massimo non si accontenta di friggere le patatine surgelate, prima di tuffarle nell’olio bollente, le condisce con aglio e rosmarino freschi, lui non ha bisogno di aiuto perché è un guerriero, da solo ha organizzato tutto, torta fritta da una parte e patatine dall’altra, ma il casino è tale per cui in un batter d’occhio mi ritrovo a fare sacchetti di torta fritta e riempire vasche di patatine a ritmo forsennato.

La forza della passione per quello che si sta facendo è tale per cui un papà di nome Marco, amico di Massimo, passato nel nostro piazzale con il solo scopo di mangiarsi qualcosa in santa pace con la sua famiglia, passa anche lui dall’altra parte e viene arruolato immediatamente alla raccolta delle patatine quando fritte a puntino, mi vengono le lacrime agli occhi, non ci posso credere, lo fa con una maestria tale per cui ti viene il sospetto che lo faccia di mestiere.

Sono le 21 e mi sembra di essere arrivato da 10 minuti, riusciamo ad accontentare anche gli ultimi ritardatari, come ogni deserto dei tartari che si rispetti, l’ONDA non abbiamo capito se sia arrivata oppure no, quel che è vero è che noi ci siamo sentiti come dei surfisti californiani, esausti siamo consci che è stato un successo senza precedenti.

Grazie a tutta la gabbia di matti che per una volta mi ha fatto sentire uno di loro, in arte “CASA PARMA”.

Striscione Casa Rugby Parma

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